mattina, nel dì di Dio, bene per tempo fummo a'
trovammo molti
parte. E poi che catuno ebbe bene foracchiato, fu data audienza all'una
parte e all'altra; e disse per loro
mezz'ora: dipoi toccò a noi; e Iddio ci fe grazia. E fummo messi di fuori;
poi richiamati; poi fuori: tanto che sonò
partiti; e nulla che per lor fosse buono, non si vinse; se non certa lettera
generale. Ora sono per rifare, o ivi o alla
ho quella pace che vorrei dentro. Contentomi che non ci siete, perchè vi
parrebbe questo un altro
de'
ricordiate. E poi quello ci fa morire è, che voi scrivete a uno che vi
nemica in segreto e in palese; e viene in persona e per lettere a'
contra voi, che voi la rimettete libera in lui. Ma la lettera odo che non ha
auta. Or ditemi, chi potrebbe con voi esser paziente? che in me proprio
e in
avete ove non bisogna; e dov'ella vuole esser, non avete. Ma che giova?
pur che sia grande e fummoso chi vi priega, voi
dividono sì la mente, che non se ne tiene brano. A me perdonate per la
buona e pura intenzione co la quale v'amo: e voi il vedete, che non ha
meno cose, per Dio; e non vogliate a tanti dire e a tanti rispondere: chè
le lettere vincono le
fatica ch'abbiamo, sanza che voi non
ciò che si disse, chè vi darei che scrivere uno quaderno. Conchiudo bene
questo, come già fa uno
rimaneste in molta grazia con questa
perdeste un micolino, che aver tutto con loro nimistà; chè non so che
per peggio avesse che, oltra gli altri, costoro avessono sempre cagione,
ec
vostro. Credete credete almeno come san Tommaso, che è oggi; che pur
avete tocco chi vi lusinga, e chi da dovero v'ama. -