v'avanza oggi o domane, leggere quella e' manda a me; che mi pare
cominci a saporare il bene, e esca di latte. Io ve la mando; poi la
stracciate, chè non n'ho bisogno.
Non crediate uno olio dolce, e donato da amico, non mi piaccia. Ma
credete, che 'l troppo non mi consola; non per altra ragione che per
questa, per quella fede che infra noi vive; cioè, ch'io ho più diletto di
voi, e delle ubbidienze sono atto a fare verso voi con buona fede, insino
che morte divida, solo per amore netto e puro, che io non ho quando mi
sollecitate colle vostre
falso, non pensasse ch'io vi servisse, o v'amasse, come
ch'attende il
volte ho veduto nol credete, e son certo che n'è certo Iddio. Bene stimo
assai (e siatene certo) che io ho dove ricorrere a' bisogni: e questo mi
dà Iddio, non so perchè; e non so più bella ricchezza in questa vita, che
uno abbi guadagnato per sè e per me, sanza pregarnelo. Io dubito bene
d'andare allo 'nferno, per la iniqua ingratitudine che mi prieme e calca.
Iddio m'ode, perchè sono sul vero. Ma mai non v'entro, ch'io non mi vi
strascichi dirieto, per questo medesimo difetto; che avendo l'occhio in
su, in ogni vostra opera, mai non vi dovreste rammaricare, che di voi
stesso. Ingrato di tante bonaccie! e poi uccella il pecoraio, con appiccare
le sue scritte al popolo, cui teme che e' gabbi.