+ Al nome di Dio, ame
n. Dì III
settenbre 1383.
A dì p
rimo di questo, co
n lett
ere di
Buonansegnia r
icevetti vostra
lett
era, la quale mi fu di gran piacere, solo p
er sapere di voi novelle, (e) simile di
tutta vostra gie
nte, le quali sono sane, p
er la Dio grazia, salvo
Grighora. Nostro
Signiore la facci sana e gli altri ghua
rdi p
er l'avenire! A la lett
era vostra
r
ispondo ap
resso.
Io no
n so io medesmo che schusa farmi che ligittima sia e a voi eccietta del
none avervi più spesso scritto, e a buona fé, più n'arei, alchuna asai ligittima.
No
ndimeno p
regho voi che fino a oggi abiate p
erdono, ché p
er l'ina
nzi vi
ristorò, e ancho lo scrivare mio non è di sì gra
nde inportanzia che a voi,
co
mputate vostre face
nde, no
n vi
debia essare tedio. Ou
nche che sia, poi che
chosì volete, farò vostro volere.
E visto ò il gra
nde amore portate a me (e) a mio
fratello, e questa è la gra
nde
vostra bo
ntà; non è meriti nostri, ma ben p
regho nostro Signiore che mi dia
grazia di fare chose p
erché p
er l'inanzi il ghuadagni, ché il buono volere c'è, e
tutto gio
rno cresce.
E più ò visto chome di chostà (è) la moria p
ertutto, (e) bene arei charo che
pezza à foste di chostì partito (e) ito a
Gienova (e) da
Gienova in
Lonbardia, ché fare
si poteva. Or chome che sia, fino a ogi no
n è fatto. P
er Dio merzé, che se più
dura, il faciate, benché il tempo le viene omai co
ntrario. Voi sete savio (e) meglio
il farete no
n dicho.
Visto ò qua
nto dite dello scrivare vostro a
Buonansegnia (e) chome volete
aco
nciare e fatti vostri, cioè dell'anima (e) del corpo, la quale chosa forte mi grada,
no
nché p
er dotta
nza del temporale, ma solo ché al migliore tempo dell'
anno (e)
al più sano si dorebbe p
er tutto huomo fare, ché nesuno sa dell'ora, p
er che
in questo forte vi cho
nforto. Nostro Signiore lunghame
nte vi gua
rdi, sì che
p
er lungho te
mpo v'abiate a tornare!
Chome p
er altra vi dissi, p
er questa il simile, io vegio il gra
nde amore mi
portate e chome sul bene fare mi co
nfortate e i
l rispetto avete verso di me.
Ta
nto vi dicho che qua
ndo sarà piacere di Dio e vostro, io mi re
ndo sichuro di
fare il
piacere di Dio p
rima, e ap
resso l'onore e 'l p
rofitto vostro, e simile gli
altri, o via meglio p
erché più sanno. Nostro Signiore vi co
nte
nti co
n vostro
p
ro di questo (e) d'ogni altra chosa disiderate!
Con
Buonansegnia sove
nte mi ristringho p
er molte chasi
[sic] ochorgono,
(e) certo la sua bo
ntà di me fa chome di sua chosa, (e) simile d'ogni altro di
chasa.
È troppo buono, e volo
ntieri mostra della virtù sua a chi ap
rendare la vuole, ed
è huomo che fare' bisognio che semp
re vivesse. Voi chonosciete la natura mia e
sapete che senza padre mi so' nudrito, e 'na
nzi un pocho sfrenatetto che no
n,
e forse p
er questo potria essare alchuna volta fallirei. P
er che vi p
regho a lui
mi raco
mma
ndiate,
ed io giusta il mio conosciare p
er rispetto di voi (e) de la
vertù (e) bontà sua ne fo (e) farò chome di padre, (e) simile p
erché mi pare che da
lui arò ancho migliore
canbio. Nostro Signiore me ne dia la grazia!
E chome p
er altra vi dissi, re
nde
tevi sichuro che nessuna fadigha m'è
nessuno vostro fatto, né p
ropio né chomune, purch'io sapessi o potessi fare vostro
p
rofitto o piacere. (E) a buona fé le chose vostre mi sono al chuore, (e) chosì so'
disposto di fare tanto qua
nto sarà piacere di Dio (e) vostro.
Visto ò qua
nto dite sop
ra e fatti d'
Arighuolo (e)
Romanello, e p
erché io
so che p
er Buonansegnia ve ne fu iscritto a compime
nto, no
n mi stesi a
scrivarvene, e pe
rché simili chose, qua
nto più si richordano, più dànno afrizione,
chome che di questo no
n chale, p
erché Dio merzé con male honore, simile co
n
danno che ne lo' seguirà. Sì che, poi che le chose sono a buon porto
ed èssi
ri
nvenuta vostra dirittura e avete vostra chosa libera e d'ogni spesa (e)
danno sarete
sodisfatto, no
n voliate p
er Dio scha
ndolizarvene più. Lasate che l'opare loro
medesme lo' dànno punizione (e) fanno loro verghognia, ch'a buona fé le loro hopare
sono chonosciute p
ertutto, (e) lasciate fare a la fortuna, ché l'opare loro lo' faranno
fare mala fine.
E qua
nto sop
ra e fatti vostri, vi dicho che asai vostri signiori
ed amici si
sono richiesti, e trovasi pocho amore in nesuno, se no
n parole. Bisogniavaci I
.a
lett
era
da
mesere di
Vignione e no
n si poté avere al modo ci bisogniava, no
n
co
ntradice
ndo ragione; (e) simile
mesere
Giovanni (e)
mesere Ghi, e chosì
ogni altro, e credetemi tutti chosì fatti si trovano. È buono a p
re
ndare senno p
er
chotali chasi. Or in ciò no
n mi ste
ndo in più dire.
Noi siamo tutti sani, grazia a Dio, e tutti aviamo sentito un pocho. Ma
ngiamo
del buono e fuore di tempo, ch'a buona fé pare che questa
chasa sia distinata a
questo. Diviene alchuna volta p
er face
nde (e) alchuna p
er uso. Or chome sia,
noi siamo pur sani (e) omai fuore del tempo disfezioso, ché qui no
n muore quasi
p
ersona. Duremo pocha faticha fino che tutto sia asolato, e poi a tempo
rimettaremo le
dotte.
Donna
Biatrella no
n ci à
paghato anchora, no
n ch'adoma
ndati non si sieno,
(e) simile
mesere
nteStefano di Miramo, né
ere di Maschonames. No
n resta
p
er solicitare, ma e' pare che le mura sia
n frottate: no
n ci si trova
denaio in p
ersona. Solicitarassi qua
nto si potrà a' tempi.
Simone di Gherardo si sta povarame
nte a
Perpigniano, e qui no
n fu gra
n
tempo fa. Se d'ave
ntura ci viene, li farò vostra enbasciata. Parmi sentire sta
povarame
nte. Nostro Signiore li dia buona ventura, ché gra
n pecchato n'è!
Antonio di Pavolo è ito a
Mompulieri gra
n tempo fa, (e) là è
p
er stare una pezza, p
erò che
Niccholò die venire chostì.
Buonansegnia v'avisarà chom'è stato e
n piacere di nostro Signiore chiamare a
sé
mesere
Amari d'Agrafoglia. Nostro Signiore gli abia pace a l'anima! Mis
ere
Giovanni è a
Parigi p
er l'asenbrata de·
re. Abiàne p
erduto buo
n signiore,
ché a buona fé era ben dritto buono huomo e vero vostro amicho. Or no
n si può più
che Dio voglia. È mo
rto al suo
benificio, cioè al suo
chastello, e là è 'l co
rpo suo.
Or nostro Signiore sia di tutto lodato!
P
er vostra parte ò salutato li scrittimi e ogni altro vostro amicho, e quali fino a
qui sono tutti sani, salvo, chome arete saputo, la
Madalena e le
suoro tutte sono ite a
paradiso. Nostro Signiore l'abia co
mpiuto p
erdono!
E di poi arete sentito l'enpacio datovi p
er la
Chamera de' fatti della
reda di
Buonacorso, cioè de'
fra
nchi CXL (e) de'
fiaschi, ché di fatto ci fu voluto fare
paghare detti
denari, (e) di poi sono le chose un pocho rifredate, (e) forse ci sarà
fatta ragione. Dio lol metta in chuore che la ci facciano! Farassi p
er ciaschuno sua
diligie
nza. No
n ci sia fatto altro che r
agione. Or
Buonansegnia v'avisarà
sop
ra ciò a pieno.
Io no
n so che altro v'abia a dire, se no
n darvi tedio e 'npaccio a legiare, e
no
n so che p
roferi
rmi, ché no
n ò che, se no
n ch'io sono tutto vostro senza
nesuno co
ntradio. P
er Dio, racoma
ndatemi a
Buonansegnia, qua
ndo li
scrivete. Dio sia semp
re ghua
rdia di voi e vostre chose!
El vostro
Andrea vi si racoma
nda di
Vignione.
[indirizzo:] Francescho di Marcho Datini in
Prato. A
[mano di Matteo; data di ricevimento:] 1383, da
Vignone, a dì XXV di
settenbre. R
isposto.
[mano di Francesco di Marco; annotazione:] Volssi mostrare questa lette
ra a chi arà a
chonossciere dello
salaro di
Boninsengna, acc
iò che vegiano che chostui sa scrivere
chome
Boninsengna.