+ Al nome di Dio, amen. Dì XXIII novenbre 1388.
Io ò riceute in questi dì due vostre lettere, (e) per esse ò visto quanto
dite, (e) per non avere auto agio prima, non v'ò risposto, (e) anche perché il
tempo non mi licie, non vi posso dire a compimento.
Visto ò quanto seguito avete ne' fatti miei, il di che vi ringrazio, (e) d'altra
parte pregho che a voi non sia grave, poi che per vostra chortesia avete
chominciato a seguire effetuosamente questo fatto, ne facciate un fine, ché
chome per molte v'ò detto, a me viene il male della morte quando me ne
richordo. (E) per cierto, se voi me ne gittate, mai non la dimenticho, (e) vedretelo
per sperienza, ché quanto a me, non pare né parrà mai essare huomo fine che un
fine ne veggia, ché disposto sono a vederlo per cierto. (E) chome per altra vi
dissi, se f. D de' vostri me donassi, non gl'are' a l'animo sì chari chome a gittarmi
questa maladetta malenchonia del chapo, ché un fine chonviene che se le dia, o
buono o rio. Dio provegha al migliore, (e) voi ne siate per sua parte preghato!
Per Zanobi di Forese mandai a Stoldo la chopia del testamento, (e) simile lui
per lettera informai di quanto avia a fare con le rede di Nofri, (e) a lui dissi che
a voi facesse tutto chiaro. (E) chosì penso arà fatto (e) voi arete di poi seguito con
Matteo (e) Antonio quanto posibile vi fia stato, e questo non dubito. Non vi
sia grave avisarmi quanto seguito n'avete o sete per seguire. A Stoldo n'ò scritto
(e) scrivo che apresso di voi ne segua chome consigliarete, (e) chosì penso farà.
Domando alle rede di Nofri, le quali esso richonoscie per suo testamento,
prima 988 agnielline di macello d'Arli, bonissima roba, che parte ne son vendute
in Firenze f. 24 C o più; l'altre à vendute Matteo d'Antonio non so dove, che furon
IIII.o balle delle migliori, (e) queste posso io domandare a
Matteo d'Antonio e
compagni, però che mai non ebbe da Nofri di farne volontà d'uomo del
mondo, ché l'ebe quando Nofrio morì. Di queste non può esso schusarsi i·
nulla.
D'altra parte chintale I.o di stame fine d'Arli che mi disse Antonio Sanguigni qui
che venduto era f. XXV il cento di Firenze, se più non fu venduto.
E più richonoscie a Bartalo Monachini II sacchi di lana lavata d'Arli, la quale era
in Gienova nelle mani di Francescho di Buonachorso (e)
Lodovicho Marini, ed à
gran tempo che essi la vendero (e) promissero a Stoldo di mettarci in conto il
riffatto, esendoli la compagnia tenuta di trarnneli di danno, (e) chosì scrisse da
Gienova Stoldo. Esso portò loro lettera di Bartalo Monachini che mia volontà ne
fosse fatta. (E) di poi non gli ànno voluti acettare, essendo noi partiti da lloro. Per
che vi pregho charamente che voi facciate che questi denari venghano in vostre
mani o in mie. Stoldo v'informarà a punto d'ogni chosa. Io v'ò richordate queste
chose perché, se per Istoldo a punto non foste informato, ne siate per
questa.
Non fa bisognio che nessuno vostro fatto a me sia richordato. Anzi gli voglio
avere al chuore per modo che, se possibile è, vi renda guidardone in parte del bene
(e) delle fatighe avete per me, (e) Idio faci per me la resta!
Tucte vostre inbasciate ò fatte a chui scritto m'avete, (e) l'ultima lettera auta da
voi mostrai a Buonansegnia, sì che sta bene.
Qui è giunto Antonio di Giovanni a stare per vostra ragione di chostì (e) da
Buonansegnia (e) Tieri sarete avisato d'alchuno ragionamento auto insieme. Noi
siamo mangiatori asai, (e) volendo avare ateso chome ciaschuno are' potuto, aremo
fatti fatti asai (e) bene, però che pocho di nostro mestiero si fa, (e) aviamo grande
spesa (e) pure e dritti d'alchuno che senza gravezza servivamo. E fatti di Firenze
ci aiutavano a passare le spese in parte, (e) ora aviamo cresciuta pigione (e)
manchata provisione, se manchata fia, che in voi starà. Da Buonansegnia
sarete a pieno avisato.
De' fatti di Filippo non si può dire altro che bene. Pure are' più charo altre
facende che arnese. Non ci si adestrano tutti, (e) fu figliuolo di mesere Bettino,
(e) chosì li pare. (E) quanto per iscritture abia a fare, son troppo chare, ché non
avendo molto a fare, I.o di noi le fare'. Ora io lasso, ché da Buonansegnia (e) Tieri
sarete di tutto avisato.
Per l'ultima vi dissi chome Ghino mio fratello era a Siena (e) là avia a fare un
pocho per nostri fatti. Là a lui ò scritto, se per voi gli fosse chomesso alchuna
chosa, facci chome fare' io. È giovane asai praticho (e) vechio senza anni. Di lui
fate conto chome di me propio, (e) chosì potete fare sichuramente.
Altro per questa non vi dicho, se non che i fatti miei vi sieno a richordo.
Per Dio siatene preghato! Che Cristo vi ghuardi sempre!
El vostro Andrea di Bartalomeo salute di Vignione.
[indirizzo:] Francescho di Marcho in Firenze, propio. A.
[mano non identificata; data di ricevimento:] Da Vignone, dì [***] di dicembre '388.