Per
difetto tuo mi glava: provédivi chome ti pare, e àbine chonsiglio chol
Del mandare qua
una altra venghono gl'ipacci altrui, sì che io non poso dire quando
sarò ispaccato: credone venire domane o l'altro. No mi mandare nulla
fare. Credoti mandare pareche
perché sono ubide, e tu n'ài tropo da te;
mandi più per amore di chotesti fanculle.
Dì a
per chavare il boscho e fare delle altre cose, ch'egli lo facca; ma facca
per modo che lla ispesa non si perda. Faccàgli lavorare: e' sono due
grandi favelatori e mai non viene meno loro novele.
È stato a me
qua la mandiate domane, se
e mettelle la
chome
è venuto costà sanza farmi motto credendo ch'io ne venissi chostà ogi,
e io non so quando io me ne potrò venire. Quando sarà qua, prenderemo
partito di quelo ch'egli arà a fare, o d'andarsi a stare a
tanto ch'io lo
altro partito. Io gli scrivo una lettera, che sarà chon questa, e di
tutto l'aviso: dàteglie.
Fate ch'a la auta di questa siate chon
chosiglierà quanto arete a fare, e de lo lavare e d'ogni altra cosa; e se
chonsiglia che la si mandi qua, fate che domattina ela si lavi bene e
ghovernisi bene, e ch'ella ci sia domane, lo più tosto che si piuò; e 'n
chaso che no lo chonsiglisse, si rimangha. E in chaso ch'ella ci vengha,
menila a
Mandateci domane per
due
mano
del
d'ora fu un belo
aveste.
Fateci di rimandarci la
istasera o domattina choll'altre cose. Idio ti guardi.
Monna
1397 Da