Una vostra grande n'ho auta: da poi n'arete aute due mie, a che non
cade risposta. Compassione vi porto, e aitar non vi posso. Malagevole è
a trarre uno d'etade matura, fuor di sua natura: che avendo a
rispondere a mille, mi fate lettere di quattro
uno dolore: e io non avendo al mondo a scrivere altro ch'a voi, mi par
avere assai fatto a farvi una picciola lettera. O pensate ch'io ci penso su
assai all'esser vostro! e vengoci su meno: e pur vivete. Ma fine ci porrà
Iddio in qualche modo: Iddio piaccia sia buono. Che se
posseggiamo, tosto ci spacceremmo delle frasche, e vestirenci di miglior
pensieri. Torno a farvi brieve risposta alle parti di bisogno: dell'altre,
dee! non vi curate.
E comincio di
amare Iddio. E come dite voi stesso, altre che voi vorrei il facesse finire;
chè molte cose si converrebbono, che l'etade vel vieta. E se pur diceste:
Qual ti par meglio? dicevi, il lasciallo così stare; e più tosto accorderà
quello, e ogni dì si può ripigliare. Voi dubitate che e' non
Iddio ch'egli 'l facesse. E non vi date fatica d'altri
avviene certe volte come alle donne, che se 'l
non par bello. Benchè da altra parte dite, che quegli che guardò le
pecore vale assai. Io mi cognosco, che non è così; chè da tanto è
l'uomo, quanto Iddio il reputa: e i miei difetti mi dicono da quanto e' mi
tiene.
A
qua non fosse: sappiatelo da qualche fiorentino; sì che non paia cosa
fatta a mano per le
in ogni luogo si vorrebbe qualche amico; e una volta ristora tutto. Io il
vidi avale la viltà di
fatto; vedendo chi contro ci venia: come che poi ripigliasse ardire dalla
s'abbatte, che non si può con lui. E' v'è utile e fedele.
E
fanno pur come la volpe ch'è nel laccio, che rode: e sonne iti voti. Così
penso faranno fino che non s'accordano con noi. El
rafforza, sanza troppo sconcio di me: e già l'uno
seguire, e non ci isconciate con lettere che mandiate a
carità vi movesse, credo fareste bene, e piacere a Dio e al mondo, a
concorrere a
L'
tempo. Ben credo, perch'io non ho da Dio (e hollo caro) d'aver
qualche caso verrà d'averne meno frutto che gli altri. E già comincia a
tonare; non so se pioverà: nulla ne curo; e non mi fa noia, se non come
se fosse fatti altrui.
Di monna
Attendo all'anima sua, quel poco che potrà la mia fragilità. Dio m'aiuti
non dimenticalla mai. De' fatti di
chè ora vi dico m'è levata via ogni voglia di mai vedello. D'andare io a
maggiore stato o
avesse tenuto il timore di Dio, e paura di riprensione, forse sarei saltato
in questi tempi a cosa di più onore di mondo, che dove sono, al parere
di molti; e ho lasciati andare di belli colpi. Ma io ho posta giù parte della
mia superbia; e intendo volare basso: e temo non esser ingrato verso
Dio di questo conoscimento m'ha dato, cogli altri benifici ho da lui.
Quando feci il
però che nol potea dire, e non sapea chi 'l servirebbe. Ma poi vi
com'io gli feci la
ricompiere.
Torno a
mano. E non è ch'io fosse buono suo discepolo; ma il vero è, che queste
parti so com'egli. E dicovi, non si può far in modo alla
non n'esca,
avestene
a dentro: lasciate star così; ella sta bene: pensate a vivere nella
memoria di Dio più che potete.
Salutate quella che sì spesso vi fa crucciare. Ma l'amico che perde nove
levatura così com'io: però scuso lei un poco. Leviamo gli occhi al cielo; e
non pure a terra gli ficchiamo, come fa il zembuto per vecchiezza: e
viveremo più contenti d'ogni cosa. Cristo vi guardi. Stiavi a mente la