disiderio di colui che guardò già le pecore, e oggi l'ha dimenticato,
che egli ha a voi e di voi, e' medesimi propositi e intenzioni
fossono dell'uno verso l'altro; io mi do a credere, che voi areste più
pace e più letizia in questo mondo, e meglio sperareste nell'altro: e
molte cose vi danno or noia, che noll'areste a calere, se none come
se fossono cose de' Saracini. Ma egli è giusta cosa che chi mette il
tempo in una cosa, e in una cosa semina, ricolga de' frutti del
temo che costà non vi diate delle usate fatiche, e della mente e del
corpo, or con una cosa or con un'altra: e hovvi compassione. S'io
erro, o non mi appongo, perdonate alt' amore: e arò caro esserne
ingannato. Non so come vi tenete non avermi fatto uno verso, se
doveste avere solo detto: Sappi ch'io son vivo. Ma che giova? le
troppe pecore ch'avete tolte a guardare, e volerne esser ottimo
pastore, non vi lasceranno mai godere in pace una
latte, che vi dia sapore agli eterni beni, se per grazia di Dio non ci
provvedete. Se io sono errato, ho per compagnia tutti i vostri amici
e tutti i savi che vi odono ricordare. Ben è la cosa malagevole: ma
ogni cosa è agevole a Dio; dal quale agevolmente s'ha grazia,
durando l'orazione: nella quale vi conforto v'affatichiate,
commettendo ogni vostro essere in Dio, e a lui appoggiandovi
come a ferma colonna, più che ai mondani avvisi,
Potreste dire: Medico, cura te stesso! e ben direste. Ma io non
posso fare, che e' non mi piacesse, in iscuola, uno padre barattiere
che in
un suo
stracciate, che per poca faccenda v'ho scritto a spasso. -