tu con
n'avea, aitandoti sopportalle; e la fede hai auta a farmi scrivere le tue
segrete cose; e poi, quello che fa una corona ai nostri amori, le lettere che mi
scrivi; ripetendo per catuna, che non vive uomo che più volentieri veggi sua
lettera, che di colui che fa or questa; mi dànno tutte queste cose una fiducia e
sicurtà, poter parlar teco, sanza niuno timore, di qualunche segreta materia. La
quale ho veduta, benchè non sia gran fatto al mondo, per una lettera di
risposta a una mia. Il quale mi pare per quella tanto t'ami e abbi la tua
tua volontà. E io gli rispuosi ieri; poi gli misi
te le mostrarrà. E stamane alla messa m'occorse, ch'io per carità dovea e potea
scriverne a te, e meglio valeva. E pregoti,
e mi sopporti non altrementi ch'io farei te d'una cosa ti gravasse la mente.
Beato chi si sottomette alla ragione! e debbo stimare che 'l fai; e però t'è
agevole a esser contento ch'io dirizzi i miei
che stiano nella verità; perchè nullo altro bene ci abbiamo, poi che siamo a
cammino e corriamo alla morte, e cerchiamo d'avere il palio di quella miglior
vita per Iddio e pe' Santi predicata. Io so che costà s'usa per tutti vostri
pari, nullo excepto, ingannare le genti delle
Signorie d'esse, e ingannando colui di cui è il fatto, con dir d'aver più
creda; chè in questo ti voglio forse meglio che non vuoi tu stesso; che tu da
quinci innanzi te n'astenga, e vogli esser solo in
se 'l farai, se non ti ricorderai sempre di me in bene, mi venga la morte; tanto
sono certo ch'io ti dico il bene tuo; e viverai e morrai lieto, e attenderai
delle grazie ti farà Iddio; che quelle t'ha fatto ti parranno come ombra, a
rispetto all'altre che da lui intenderai. E guarderatti da danni e fortune; che
forse se' già in corso. E simile dico d'ogn'altro frodo o inganno, di che mi
rendo certo se' netto; altrementi punto non t'amerei: però che s'io t'amo,
perchè sento in te virtù; mancando la virtù, non t'amerei. E vogli che 'l mio
lieto. Io ho
meno dispetto, il farà Iddio
la segreta bontà di Dio, che vede l'opere dentro innanzi siano pensate, non che
fatte. Dimmi, semprice sopra tutti i semprici, che bisogno hai tu in questo
cammino, che forse se' presso alla morte, di farti più ricco che ti sii ora; e
farlo con accambiare l'anima a gabelluzze frodate? Vorrai lasciare il tuo a chi
poi non ti caverebbe d'inferno per uno grosso fiorentino? E quando arai una
cose, che morrai mezzo disperato. Io li veggio ogni dì al capezzale, a'
di Dio, e per la fidata amistà è tra noi,
dirittura: e
tutti: la
E ho voglia
350
e uno
con cotesti infedeli cani, che non credono sia altra vita, e che Iddio ci abbi
fatti indarno. Non ci ha