In
Ebi vostra letera a dì XVII de lo dicto
quale ò inteyso quelo che è de bissogno, e sopra le autre cosse con reverentia
me doiho de voi in quela parte donde mostrate no volere darme tanta fatica;
e pertanto no è de bissogno ni voiho in niuno vostro fato sia resparmiato,
perzò che, resparmiandome voi, a mie serebe de dispiaxere, e,
comandandomi, sì n'ò piaxere, unde no bissogna più dire. Per
alegro; et foi con lui e fomo d'acordo, che in quanto lo venire v'atalentase e
fosse de bissogno, che voi potavate venire a
stava in reposso, e cossì credo v'abia scripto. Unde quelo che possa è sequito
da sei o cinque jorni in qua è questo, videlicet: che è stato
uno se debia apresentare. No credo che fino a qui niuno se ne sia apresentato.
Penso che questo sia per alcunno demonio de homini indemoniati, li quali no
voihono ben vivere, eli quali sono marcontenti che ben sia. No so che se fie
nè la fine. Christe li aspire. In apresso sono in
tree in quatro
sbanditi. Aveano tra loro, monti
venuti a
presenti àno morto uno de l'autra parte. In apresso queli
malifatori se sono a questi jorni presenti butati su le strate, e àno morto e
derobato homini. In apresso, a jorni XX de questo
o sia l'
avea uno
o sei autri missono mano a pietre et, brevementi, ferirono l'
tuti soi serventi, e fexeno questo dissonore a la
rexistencia volesse fare, salvo lo
parsuto, et per queli quatro
vendeta fata, ma no se può cossì tosto inquernare hogni cossa. Alcuno dixe
che ne lo fine le cosse de questi
Christe secori queli che àno buona e leale intencione, e destruga ogni marvaxio
et traditor. No posso al presente autro dire, salvo che le
vostra venuta, seando in
posseate venire qui a
l'andata de
a ogni vostro piaxere e comandamento sì como de mio magiore et signore.
Christe aora e sempre ve lasie prende buono consiiho per l'anima e per lo
corpo, e ne conserve in la soa gratia; amen.
Per
Mostra che questi quatro