Ebi vostra letera a die XVIIII de
quale vidi monto volenteri odiendo quelo che voi dicte, e pertanto no ò tropo a
dovervi scripvere per questa mia presente letera de lo fato de la vostra
e penso l'abiate ornai recevuta. Niente de meno li
judicare le
de l'intrata de la
eciamdio la
ni
producte in
producioni e a prendere
E sentiendo come erano state producte davanti il savio secreto queste cosse,
protestai contra de li
da lo savio o sia il
e de li quali le parte foseno state
questo ànno li diti
e, breve, noi abiamo a fare con uno demonio de l'inferno e chiamasi
pugne et gotate a
mentito per la gola; niente di meno, quanto a mie, no dixe vilania niuna, ma
pure m'avego che se me potesse innocere, lo farebe, ma io pogo ne curo al
presente.
Ànomi de novo amonito li dicti
che prenda
che voiho; e ogi de questo jorno ò demandato il
che possa provedere ne la
et mio aconcherà la
vinti
promisso o di tuto o parte. Niente de meno io ò dito a li
che cosse o
è quolui che dà a li
e per quanto
arecordo che meiho vale talota savere perdere sì come guadagnare e partirse
da cativa gente. Questo dico, perzò che è monto contraio
l'atassi a dare inpaiho ad autrui.
La
De
le cosse per che domanda.
Autro no abiamo a dire. Christe ora et sempre sea con voi. Se
fine, ben stae, et se no, farò ne la
Per
In frecta facta, perchè niente sapea de l'andata de