A questi dì v'ò scritto quant'è suto di bisongno e ieri per
la
visto quanto dite in essa, rispondavi.
Ebi chon detta lettera i
che ora non è a chagone il
ch'è in
è una de le chagoni e l'altra sie che
questi 6 dì va
niente si può fare di deti
tornni e poi, se si potrà, darvi fine e per noi no resta ora
né per l'uno
pure che a ragone voglia intendere.
Sechondo i
s'altro erro non è e
sechondo i
e chominci da qual
di
donde vuole che presti siamo e tanto fa a noi chomincare a
l'uno chome a l'altro, pure che fine avessono. Chonvienci
atendere tenpo e per richordare non mancherà e volesse Idio
fosse col volere sete voi che tosto arebono fine e poi chi
dovesse rifare l'uno a l'altro facesse, ma i' mi penso che se
si vedesse ad avere chome a dare ne sarè più prosontuoso a
fali nonn è.
Sopra
questa e per altra sono bene avisato sopr'essi e quando a
cciò saremmo dirò quanto farà bisongno. E secondo noi è la
verità, in questo ànno torto. Or tuttavia se ne dichiarino a
loro modo che altro che dovere no volete e, quando a cciò
saremo, dirò quanto mi parà bisongno sopracciò e voi aviserò
di tutto.
Vegio quanto v'à detto
s'achonpangnò chon
chome venono a ragonare sopra questi
Quanto i' vi dirò, questo
grande amicho di
chome
a punto chome quele, non furono mai e, perch'i' so vo'
chonoscete
chosì è ora
detto tanto che basta e fattoli tochare la verità e no resta
gà per noi il
e se debe dare a nnoi,
non che per pighertà loro rimane quanto noi siam suti senpre
presti? Vedreno ora che abiamo i
potranno apore e 'n buona fé, a mio parere, voi vi potete più
tosto dolere di loro che di voi a tutte ragoni: ora questo
resti e priegho ci dia grazia ne veghiamo un fine.
voglio dire niente ora ma del
È vero che di qui si partì gà è 5
e un
e caschuno ebe suo dovere e di questo non si possono langnare
né l'uno né l'altro.
Apresso, perch'è venuto la quistione tra
sie che
Ora questo suo
se n'avide e, rifidandosi a somo amicho di
«Quand'i' sarò a
questo
di
e che per aventura un dì se n'andrebe chon quelo di
queste parole, un suo
e questo, chom'è savio, riprese
perdere il suo. A questo modo ora
da
se none a male in chorpo. Ora tra
questo dì sanz'altro mezano, àn fatto pace insiene.
Vedete di quanto a detto
legiermente e quelo è detto riputa per bene e sì vi provederà
e 'n questi dì v'andrà
quelo non dè.
Di quelo ch'i' mi maraviglo sie che dice male di me e per che
chagone che non è huomo sopra la terra facessi mai male se
non è a me. E, quanto chome vostra lettera ebi, dissi a
bevano, questo perché mi fate voi? Vo' non avete ragone e
sapete bene che questo non s'è mai». E se ne ride chome quelo
ch'à pocha verghongna e dice l'à detto per fare male a
secondo lui.
Quanto per la chagone gl'uscì di
chosa fessi non è, ma d'altri li fu messo in testa, ma per
mio difetto non si potrà mai trovare sia suto e se si può mai
provare, o è chon verità dilo, i' vo' morire.
Di quante lettere v'à mai scritte avè ma' detto facci quelo
non debo. Ora eli scriva chome vuole: a voi di me non puòe
dire niente chon vero e questo vo' bene sostenere. Ma i' no
voglio altra schusa se non sapete che egl'è, che 'l
ebe forza di fali mai mutare verso. Sapiate chome i farà ora
ch'è morto: è persona si lascia ghonfiare da ongnuno e se
atendesse a chi bene li vole, farebe mè non fa e certo se
niuna chosa il tiene salvo sie l'amistà à fatta. Ora sopra
quanto mi scrivete sopra questo fatto v'ò deto quanto ne so e
però resti.
Vo' dite pensate in questo fatto sia stato sofiato per altri
e che per aventura
perdere la paffa e che non vengna a mano de' nostri. Quanto
i' vvò dire, per quelo sento insino a qui, di lui si loda
molto pocho di chose per lui facc
chagone se uno che non sa quelo si voglia e ora dirà una
chosa e stando un pocho non è niente, sì che vedete s'à la
testa del padre e c'arebe a dire tanto non se ne verebe mai a
chapo e però resti.
Hi' mi penso che chi oserverà i chomandamenti vostri no farà
mai male né danno ad altri e no ne sarà fatto a lui. I' per
me, si arò tanto chonoscimento, no ne vo' uscire e sechondo
ch'i' ò volontà fare altrui sia fatto a me e non altro.
questa: atendola e poi vi d
la operrò e sì vi dirò sopr'essa e, se mandate non sono,
vedete mandale e sia per salvo modo. Questa è la
avete per detto servigio e penso bene riterete la
quando l'arò le provederò bene.
I' son ben certo che tenpo asai avete messo in questi fatti,
e pù charo l'ò che
honore e dovere. E se a bocha non ci samo potuti trovare per
dire sopra questi fatti non se ne piuò altro. E per lettere
vostre e di
avendo le lettere avete, che i' arò bene da rispondere loro
chiaramente quando a cciò eserr voranno e i' ò in punto i
A
se e non glege lettera afatto se non gittala e dicie se di
fuori vi è quelo vuole dire. Ma i' dirò chosì: chi è savio
tocha a chonportare ta gente e chosì interviene a voi, ora lo
scrivere non è che buono, ma che pochi versi a cciò possa
soferire di legere e rispondere. E quando à gran lettera, e
vengna donde vuole, non può soferire a legere de le 10 parti
l'una. Ora intornno a cciò fate chome vi pare che mè sia: i'
per me mi ritengno cho lui e mango e bevo sì per l'amistà e
sì per amore de'
spale perché so no ne sono pechatore. Ora, quanto sopra
questi fatti dite, è bene a punto e chosì piacesse a Dio si
potesono mettere in aseghuizione chome c'è il buono volere di
fare dovere l'uno a l'altro.
Vegio
ag
Li
pena avere il rifornimento però sono al modo anticho. Quando
vi li manderò v'aviserò di tutto.
Quanto in destro non sono a partire al presente di qui né per
costì venire né per
si potrà pre
quando sarà tenpo il dirà e i' seguirò quanto sarà da fare
non mettendo schoncio niuno.
Ringraziovi che vorexti volentieri fossi apresso voi un
per vostro aconcio e tutto vostro achoncio farè volentieri
perché ne sono tenuto e più che ubrighato. Ma chome vidite,
questo non piuò eser però sarè chon ischoncio d'asa' chose al
presente, Idio che più ci presti grazia quanto i' per me non
sono per uscire di vostri chomandamenti se potrò e se sarà
piacere di Dio.
La
domandare e cerchare nonn è restato ma sono per non avere
chosa da voi.
Vegio quanto dite sopra quelo scrive
qui per una chosa e che dovrei pure vedere da trarre da
viva che ora è per un lettera vi mando chon questa e vedrete
s'è da fare o nno.
Ora chome voi vedete, i' non ci sono anchora posato fermmo e
tutto dì son potute avenire de le chose ch'eserci grossi
potrè fare danno e quando l'uomo può il dè levià prima e none
aspetare a dire: chosì avessi fatto e inanzi fare' un pocho
meno. Sopracciò dite ragoni asai e buone e però a me non
bisongna richapitolare se non ch'i' penso a fare per modo vi
lodiate di me e che danno non vi porti a
La
dì. E qualch'altra
e manderòla e non si do
che dichono
àvi di quele se ne perderebe e assai: i' vi dicho ch'i' vo'
vedere quelo fo e s'i' potrò i' farò sì che danno non
riceverete e provare, e pocho per volta, nonn è che buono poi
miglorare secondo il tenpo. Ora i' ve ne dicho asai per
altra, provedetela.
che vegio ve ne grava perché l'atendavate chon di lettere, or
è pure chosì. A
per lui e chome dovea venire a voi e, se chostì fosse venuto,
so bene che grande
voi e poi a
partisse, fu' a
bisongno a
e che scrivessi perché non bisongnava e, poi avea a venire a
voi, non me ne churai. E nonn è venuto che se l'avessi
pensato are' scritto altrimenti non è fatto: è pure da fare
ora e di quanto v'à scrito da
l'inpose
fine se non è a bocha e pure la verità rimane ne' suoi piè e
chi fa il bene ne 'l porta.
A
prima, atendoli.
Come in altra v'ò detto a
dirò sopr'esso.
mette che non so se farè
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A fornire chose pe nostri di
ci piacerebono e, chome à detto
chredo sia indarnno che facenda non mi mancha. E volete dire
tu potresti fare più, sì, ma s'altro no vegio non per ora di
mettere e al trare si vuole
meglo e chosì
me.
Farò sanz'altro dire per ora se nno mi vi rachomando se fo
quelo debbo e facendo il tronciario sia fatto a me. Cristo vi
ghuardi.
in