cantare voi dite mandavate per
Questa vi fo ora, perchè le lunghe notti mi danno spazio, e la
compassione ch'io vi porto da cuore mi fa sollecito a consolarvi. Se a Dio
fosse piacere che e' vi desse delle grazie che tutto dì gli chiedete; cioè,
che pe' miei conforti e degli altri amici che v'amano, non per
vita d'amore in piacimento di Dio, del quale per uno segno mi posso
avvedere che non m'ha abbandonato, che ispesso mi vicita; che non ieri
l'altro da capo rivolle un altro de' miei fanciulli minori. Ma noi terremo
con Dio, se vi piacerà, questi modi; che tanto picchiaremo i suoi
santissimi orecchi, che almeno come a impronti e importuni e spiacevoli,
e' ci porgerà uno pane. E così nella Scrittura con le sue labbra gridoe
alla turba che facesse, se per altra miglior virtù non potea a Dio piacere.
Credo sia la cagione vera per che non ci ode, perchè abbiamo
accambiata e
cercare del danno del prossimo con tògli il suo o la
chi co'
dell'empiere sempre il ventre. Il perchè partendosi Iddio da noi, perchè
ci vede allato il suo nimico, non ode nè attende cosa che detta gli sia:
ma levando la cagione, si leva il nimico, e Iddio è colui: e allora s'avvede
l'amico della pace e del bene in che si truova; e piagne e duolsi del
pericoloso fiume in
avvegna a voi, che cominciate, come infermo ch'attende a
piacervi il
quando disse: In questa vita non ha gaudio nè onore, se non chi fa
bene. O! questo piaccia a Dio abbia auto il morto nostro in su i cui
per sostenersi co' grandi mondani. Certo egli ha sognato tutto c'ha fatto,
se ne l'opere sue non arà auto riguardo a Dio. Di queste cose occorre
dirvi una parola di santo Girolamo, maravigliosa e vera, che dice: Chi
a chi no la intende: ma chi la conosce, la cosa, nulla è maraviglia al
savio. Or pensate quello e' direbbe di chi
ve lo scrivo perchè a' fatti vostri manchi una ora d'opera e di tempo;
ch'io vorrei che l'
quale vedeste, se avete amico fedele di quelle piccole cose che e' può
fare, e fa, per Iddio grazia, sanza dar noia ad
malgrado n'avesse, se i dieci
no gli avessono qualche cosa insegnato! ma quando la seppe tanto, che
'l
vide il pericolo che si correa; tornato il
più non
povera e lieta, che grande e ricca, il cui pane fosse sempre pieno di
vermini.
molto isbigottiti, che voi andiate loro innanzi: mostrando io loro, che chi
ha 'l
feci, va innanzi a chi non volle da
molto bene, e' si contentarebbono sapere da voi a punto quello v'ha a
dare; però ch'e
voi datone nulla a
qualche brieve e soda risposta a
pare: «Savi uomini
nella quale lettera, per onore di voi, dite qualche buona parola; come
de' lor danni v'incresce, che sapete le 'mpotenze da
che di ragione andiate innanzi agli altri, ogni volta sarete contento far
loro ogni onesta abilità e cortesia che far si possa, non mancando io
molto mie ragione. Questo vi dico, per che alla vostra età e onestà si
richiede: e anche forse innanzi a
avessono chi gli facesse rei, vi farebbono assai noia a concorrere con
loro. E per questo racquistarete buona fama nella terra vostra, e darete
di voi buono essemplo. E voi stesso avete detto, che v'ha di quegli che,
avendogli voi serviti, bollono. Ciò ch'io dico, so che pigliate per bene.
v'è appresso; ma di cuore ama l'anima vostra e il vostro
la
stanno fermi.
Rispondendo alle vostre lettere: prima, dico che mi pare abbiate preso
bene di non scrivere agli
abbino altri pensieri pe' fatti di
ha d'attendere a maggior cose; e le vostre frasche, cioè di quello
valente, sono passate come vento: e niuna infamia falsa dura. Non ne
curate, e non ne diciamo più. Quel medesimo pare a
migliorato: e dissigli quanto seppi bene della vostra volontà, e delle
vostre lettere ora aute da sezzo.
Se costà cresce morìa, me ne 'ncresce per molte cagioni. Qua si sta
bene; almeno per la gente non così giovane: che niuno ce ne perisce.
Alcuni fanciulli, come fanno i miei, o giovanetti, sì: ma pochissimi, e pur
da dieci dì in qua n'è più morti. Così penso farà costà una folata. E però,
secondo quello io ne albitri, per ora non mi movarei. Poi qua a
allora saremo in questa terra de' morti, cioè mondo tristo, con l'aiuto di
Dio pigliarete buono partito.
De' fatti d'
onestamente gli parliate, con mostrar di farlo per amore di Dio e d'uno
povero e fedele
che gliene parlasse, caro arei sapere risposta. A
luogo che e' non pensasse averne onore. E l'arte sua, quand'ella non fa,
non è viva, anzi morta. E però potrebbe ora lavorare, e poi aversi
addosso il
innanzi non v'apparirebbe. Ma se
pe' fatti nati di nuovo a
due di
una
salvo
volesse tornare a esser
uno suo
fallo più avviluppare ne' pensieri, che si sia. Ma se scriveste a
altrove, che le sue cose avessono spaccio (che me ne fo beffe), allora
cel ritiraremmo. E se una volta vedrete delle sue cose, o di
parranno fatte con molto ingegno. E co' detti
con vostro volere. E de' detti
del morto, come in terra per ora: si che di tutto Dio vi ringrazi; ed egli vi
ringrazierà.
De' fatti delle
parte a
fare a'
costà una piccola
ch'avesse mandato a
uno
De' fatti di quello ribello accusato da
assai. Se voleste scrivere agli
Poi ebbi in sino a qui, fui a
caldo: ma ch'egli non si partì mai dal
sanza dirvi queste cose, chè non è vostro uficio. Dicovi bene, che s'io
non fosse per grazia di Dio, cioè che
altro
sarebbe impazzato innanzi avesse accozzate sì tosto tante cose. Ma a
voi ho date le notti, a' poveri il dì. E penso questo fatto non
ora si potrebbe trarre del cuore a quel
ragione. Ma lasciate farlo agli altri che pèrdono; voi non perderete,
eziandio perdendosi quelle cose. Solo vi dico, tanto io penso queste cose
dureranno poco; chè avendo a durare, la mente mi strigne a fare rena,
cioè appiccalle a un altro: però che a me farei vergogna, e a' poveri
danno a lasciargli troppo. E nondimeno ogni dì una volta, o due, darei di
becco ne' fatti.
Ritorno pure ove 'l dente duole.
buono animo ch'avete, e di questo domandate tutti i savi, è bisogno
pognate termine e fine all'animo vostro; che e' non voglia andar più là, e
star contento per buona e per grande alla ricchezza ch'avete, e non
cercarne più: solo fare qualche cosellina per sostenere l'acquistata; e
l'acquistata usare bene: e ogni cosa vi verrà fatta. Morir possa io, e
none d'onesta morte, se già fa più tempo non l'ho fatto io. E ora, come
lieto e giocondo, il fo più che mai; e nulla m'avviene, ch'io non sia
contento: e paionmi gli altri gente pazza; anzi, vi dico che e' sono. Ieri
morì
ch'erano in
diavolarìe, con accuse con avvisi con voglie con maleventure, degli
più di quaranta; che spesso mangiava e parea trasensato, e non si
ricordava di tirare
come cancellò la vita bestiale, la quale è non aver mimoria di Dio
quarant'
rispondere alla
di Dio, e temetelo; chè al capezzale vi trovarete gabbati. Qual buffone o
giocolatore ingannò mai per travaglio uno
noi, se vogliamo esser ciechi? E onde cominciaremo poi a scusarci?
Or non dico più: perdonatemi, chè tutto dico per bene e a buono fine, e
a mia consolazione e a mio isfogamento. Io non ho con cui farlo più. La
morte di
nè ho amico, nè a canto uso nè a
mio vicino. E fuggendo i goditori, godo questo mondo. Iddio v'aiuti; e
voi anche vi sappiate vincere di non gridare, di non turbarvi; che biato a
voi! ch'i' ho letto, che nelle furie del gridare si fa, il dimonio dà ogni suo
aiuto; e al mansueto non si appressa. Io n'ho grande difetto; e per
questo un poco alcuna volta pur mi tempero. Salulate la
non saprei ristare: e queste sono oggi le consolazioni mie. -