spesso lunga intenzione dello scrittore; chè di piccol detto si può molto
pensare. Vedete i tempi sono corsi, e piacesse a Dio fosse stabile fine.
Avete udito l'uficio ho di nuovo; el quale, ove gli altri accettano con
letizia, io l'ho preso solo per bisogno, e non sanza malinconia; perchè
alla debole mente mia bastava l'usata noia, che ho in
guadagno di questo caso nuovo non mi
in che s'entra per chi molte cose vuole fare: che a me sopra ogni
allegrezza e ricchezza è la libertà dell'animo e il riposo della mente, e il
poterla menare ov'altre vuole, e con Dio e con le genti, a posta di chi se
la sa libera conservare. E non credo nulla si truovi sì buona in questo
mondo, ch'al detto bene si dovesse accambiare. Sa Iddio che non per
propia volontà, ma menato dal bisogno, l'ho preso a fare, per soccorrere
col mio sudore alle mie cose.
Ècci ancora poi stata la morte di monna
sollevata e venuta al fuoco per
visitare, gridando ad altissima voce O Iddio aitatemi! due volte sole
rifiatando, ispirò l'anima in mie braccia. Erasi di poco alla
confessata e comunicata, chè l'usava spesso. Morìo in
quella ora che, già fa trent'
È suta da Dio
che mai non chiese altro. Morìo innanzi a' suoi
come
dopo voi.
venne
ov'ella disiderava. Ella si partio contenta; e me vile e da poco e ingrato
lasciò molto isconsolato: perchè in questa infermità, non pensando io
ch'ella fosse a morte, non le fui cortese e umile come arei voluto;
ch'almeno con lei allato al suo viso avessi dormito e ragionato una notte,
e confortato quel vecchio corpicciuolo, e quella affaticata anima a
partirsi volentieri e andare a Dio, alla nostra abitazione, lasciando con
diletto i nostri viluppi. Spero però che l'arà fatto, per la buona vita
ch'era di lei passata, e per la lunga penitenzia ha fatta, poi fu sanza me,
di fare continovo stento di sè e della sua bocca, levandosi la mattina
all'orazioni e la sera ripigliandole, e me sempre pregando: Figliuolo,
salva l'anima tua, e d'altro non curare! Direi fosse stata maravigliosa
morte; così gridando morendo, che dal grido a esser fuori il fiato non fu
due paternostri: e certo e' fu quel male si chiama, credo,
fu miracolo di Dio. Priegovi preghiate Dio per lei: e nullo tesoro potrebbe
più appagarmi che udire che per lei si pregasse. Non saprei ristare di lei!
E vostri fatti da
vedere se accordo fosse là a
seguiremo a tòrre per li 300 quel bene che v'è: l'
all'una ora monna
dirvi brieve; ma e' non è in nostra balìa poter sì fare, quando altrementi
vuole Colui che lei ha rivoluta. Attenderò a fare per l'anima sua tutti dì
della vita mia. Iddio m'aiuti ritenella nella mente, come l'ho al presente,
quel tempo che viver debbo; se vivere si chiama quello che Dante dice,
che è uno correre alla morte.
Messe
trovandolo là, il trovai in
l'onorai della persona, a proferermigli quanto seppi.
allegro: ma non so come un savio possa stare allegro, pensando che
nulla allegrezza può durare.
Se d'
venne poi nulla.