lettera de' XVII dì: poi siete per tornare di presente, sono cose da
parlarne di bocca. E come consolerei io voi, non potendo consolar me,
veggiendo molti amici impotenti con le
percossi? Altra volta vi confortava che vivesse lieto, e rideste l'esser voi
un poco gravato di
quel medesimo: ma l'animo non mi lascia. Dolgomi bene del gran
soprassello che è
voluto che una volta di fatto fosse venuto a
vostri che sono in questo buono reggimento, i quali ogni cosa fanno
giustamente; e uditi de' vostri minori fratelli, e preso partito di stare o
d'andare; però che le lettere possono venire in mano degli avversarii di
questo buono stato, e farebbesi non bene per la
bene, che andiate con la voga del mondo; e non crediate poter rattenere
la sua ruota, nè avere il suo freno in mano da poterlo menare come
vorreste. Lo
vivendo voi ancor ben pochi
costoro ne fanno ogni lor potere. Il modo è alzare gli occhi al cielo, dove
dee esser nostra abitazione; e i fatti della terra ci avviliranno innanzi.
Cristo vi guardi.
Se nel tornar vostro ho a far nulla, ditelo. Altre volte v'ho scritto mio
parere.
disserra, crede percuota lui. Confortatelo spesso; e io anco il fo con uno
resto v'è di quello ardito dalla