quali s'amano per buone cagioni, come è tra te e me, sia di tale maniera e
forza, che alle volte si incappa ne' falli, non accaggia ogni volta chiedere
perdono; però che l'amore, spesso perdona prima che 'l fallo si commetta. Pure
una volta vo' da te perdonanza, se per l'adrieto o per lo innanzi io non ti
scrivesse spesso, non ti debba maravigliare, perchè non è nostro mestiero, e
abbiamo il nostro esser dirizzato ad altra voga, come tu ben sai. Non è che alle
bisogne, e lo scrivere e l'operare non mi fosse leggieri come a qualunche
adoperarsi per gli amici! Penso
ti riceva per mio
mente buona certezza. Io il levai qui, perchè non pigliasse male usanze; e con
sospetto, son bene certo, io ho sempre auto. A te ne dissi in segreto in
buona cura, e gli abbi bene atteso. Ma che giova? dove è il sospetto, non è
pace; e io no l'ho mai auta. Spero in Dio me la darà. Solo una cosa ti ricordo;
e non so s'io mi dico bene, ma io dirò il vero. E' m'è sempre paruto non avere
molta mimoria, e da natura mi truovo dimentico; e s'io non la vincesse con farle
forze e con lo 'ngegno, spesso mi trovarei dalla mimoria gabbato: sempre sto in
note delle cose ho a fare. E i fanciulli ho qua, innanzi mi somigliano che no.
Or a proposito io dubitarei
con danno e con vergogna. Io te n'avviso; che se altro vi fosse da fare, ti sia
in ricordo. Non di meno potresti provallo a piccole somme, e vedere come e'
facesse. E in somma, che che si faccia teco, tutto mi parrà ottimo, e sanza
sospetto ne viverò. La
ma adatto, perchè nella persona ad operarla sia destro. Il bastone abbi presto,
se n'avesse bisogno; e fagli fare ogni vile ufficio in
tenga sempre a capo basso; e che non volesse simigliare i ricchi cattivi ladri e
traditori, per essere orrevoli, e poi al capezzale si truovano gabbati. Guarditi
Dio. -