Don Giovanni a .
pregassi la carità di Dio che vi scampasse da questo ingannevole mondo, e ch'io
ti scrivessi alcuna cosa per conforto dell'anima tua: i cui prieghi non potendo
cessare per la grande sua divozione, scrivoti, non come si converrebbe, ma come
io so. È vero ch'io non ti posso dire tanto male di questo cieco mondo, che tu
non ne vegga più di me. Io sto in su questa alta
occhi dell'anima le
in cotesto pericoloso mare del mondo: e qual veggio che va ritta per lo cammino,
col vento della grazia di Dio; e quale percuotere negli scogli, e rompersi, e
andare nel profondo del mare; il quale è il terribile abisso dello 'nferno: e
queste sono quelle
santa Scrittura della umana conversazione; e questa fu, quando Moisè aperse il
uno
terra di promissione. Queste acque, dicono i Santi che sono le concupiscenze e i
diletti di questo mondo; tra' quali passano coloro che Iddio s'ha eletti a vita
eterna, sanza veruno impedimento di queste acque. Ma in questo
affogano tutti gli uomini c'hanno fatta loro
concupiscenze carnali: e questo significa quegli Egiziani i quali, volendo
passare il
Questo cieco mondo, non conosciuto, tutto dì fa male, e istrazia i suoi amadori:
e non può fare tanto loro male, che non lo abbraccino con grande fervore. E
Iddio, che ci ha creata l'anima e 'l corpo, e ogni bene ha creato per noi, non
l'amiamo, anzi il fugghiamo: e abbiamo
tempo con pene eterne, che patire un poco qui, e poi godere in letizia
sempiterna. Tutti i filosafi, tutti i teolaghi, tutti i santi uomini si fanno
beffe di questo mondo; a' quali è molto da credere; e dimostrano, quanto sono
false e fallaci le ricchezze sue: e noi, miseri,
chi solamente contemplasse quello che visibilmente si vede, cioè il sepolcro
terribile, il quale è il fine di tutta la gloria umana, basterebbe a cognoscere
gl'inganni del fallace mondo. Non ci ha
vedere la grande nostra ciechità: non ci ha scrittura che a quella agguagli.
Tanta compassione ebbe Iddio di noi, ch'egli prese carne e fecesi uomo, e
mostrocci la via del cielo; e a'
l'altre: Che prode fa all'uomo, che guadagnasse tutto il mondo, e e' faccia
danno all'anima sua? perocchè 'l Figliuolo di Dio de' venire nella gloria del
Padre suo a giudicare, e rendere a ciascuno secondo l'opere sue. Oh quanto
aresti allora caro d'essere stato sempre al servizio di Dio! perocchè le false
ricchezze allora fuggiranno, e vedrai allora la falsità loro. Imperocchè non ti
potranno atare gli amici e'
coll'opere tue ti ritroverrai. Queste sono quelle che ti difenderanno o
accuseranno: nullo priego ti varrà allora. Or che dico io del giudicio? quando
alla morte, che ci è così presso, riceveremo giudicio o buono o rio. I frati
religiosi tutto dì predicano queste cose: e noi, ebbri dell'amore del mondo, non
gl'intendiamo; siamo sordi. Or se così non fosse, non arebbe detto Cristo,
quando predicava: Chi ha orecchi da udire, sì oda. Dicono i Santi: Tutti aveano
orecchi; ma molti v'erano, ch'erano sordi negli orecchi dell'anima. E però,
carissimo in Cristo fratello, avvediti a buon otta, innanzi che notte si faccia,
nella quale nulla potrai operare. Mentre che 'l sole t'allumina, cammina verso
da Dio: e come pellegrino, non ti porre a guatare i diletti di questo mondo.
Iddio t'ha fatta molta grazia, che t'ha rotte le catene de' figliuoli; acciocchè
tu sii servo suo, e amico. Pensa quanto questa vita è brieve, della carne: e
l'anima ha vita, che mai non verrà meno. Vita sanza termine l'ha data Iddio;
sicchè non moiamo, ma usciamo di questa
con quelle ricchezze che possono venire con noi. E però mandale innanzi, sicchè
ti vegnano incontro alla morte, e rappresentino te dinanzi da
misericordia nel dì della grande nicissitade. Iddio per la sua misericordia
dirizzi la tua via inverso lui. Data a dì primo di
Don